La piccola Sacristia costruita nel 1716 sopra i muri dell’antica Cappella di Santa Tecla, conserva oggi all’interno del piccolo altare ligneo le Reliquie di San Valentino Martire, traslate nell’Oratorio il 6 maggio 1674, dalle Catacombe di Santa Ciriaca in Roma, donde furono prelevate il 29 gennaio dello stesso anno dal vescovo Giuseppe Eusanio, Prefetto del Sacrario Apostolico, e affidate all’allora canonico Marco Marchetti. La solenne traslazione, che venne festeggiata a Este per sette giorni, fu presieduta da San Gregorio Barbarigo.

 

I vescovi di Padova accettarono inizialmente la celebrazione della festa di questo San Valentino alla data del 14 febbraio, accostandola al Valentino prete e martire a Roma (nella stessa data si celebra la memoria di San Valentino vescovo di Terni, e di San Valentino presbitero romano), ma precisarono in seguito che si doveva considerare soltanto un «Valentino martire», come espresso nel documento autentico di traslazione, e non il presbitero martire romano. Infine, il vescovo Giuseppe Callegari nel 1887 stabilì che si dovesse venerare come semplice martire da non confondere con gli altri due San Valentino.

 

L’altare attuale è della seconda metà dell’Ottocento (1878), in legno laccato, con una nicchia adattata a ricevere sotto la mensa le reliquie del Martire.

Le reliquie, costituite dal cranio e da una parte ridotta delle ossa del busto e degli arti, sono state riunite con terra creta in forma corporea ancora nel Seicento per essere esposte alla pubblica venerazione. Nel 1887 vennero rivestite di una tunica rossa e il capo ornato di una corona. All’interno dell’urna si trova un reliquiario in argento contenente un’ampolla in vetro del III- IV secolo, proveniente dalle Catacombe.

 

Le statue in legno laccato bianco invece sono più antiche dell’altare: la Statua di San Valentino (in abiti presbiterali – camice, pianeta, stola, manipolo – come si identificava il santo nel 1674) viene ricordata per la prima volta in un Inventario del 1682, posta da sola sopra l’altare.

Nel 1688 sono menzionate già esistenti le altre due sculture: Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Osvaldo Re di Northumbria. La quarta statua con l’effigie di Sant’Andrea Avellino fu realizzata nel 1763, dopo la consegna all’Oratorio di una reliquia del Santo, dallo scultore e intagliatore estense Gaetano Vajenti. La dedica ai tre santi (Caterina, Osvaldo e Andrea Avellino) aveva una stretta attinenza con le devozioni della Confraternita della Morte, per essere invocati come intercessori della misericordia di Dio per la morte improvvisa.

 

ll Crocifisso ligneo, laccato in bianco, con il grande teschio alla base, come risulta dalle note d’archivio, può essere quello realizzato nel 1653 e collocato originariamente sopra l’altare dell’Oratorio, a cui diede il primo titolo documentato di «Altare Crucifixi». Ivi rimase fino alla fine dell’Ottocento.

 

Altri documenti, immagini e reliquie ornano la piccola sacristia: la Relazione manoscritta della traslazione delle reliquie di San Valentino nel 1674, un manifesto con lo Stemma usato dai Confratelli della Morte nel Settecento, quattro bacheche ottocentesche in legno dorato che raccolgono ex-Voto e Reliquie di Santi.

 

Sulla sinistra dell’altare un grande armadio che copre tutta la parete contiene gli antichi paramenti utilizzati nelle celebrazioni in Duomo (non visibili).

Sulla destra si trova L’Armadio dei ricordi di Guido Negri (1888-1916) che raccoglie dal 1993 i ricordi personali del Servo di Dio sepolto in uno degli altari del Duomo: oggetti della sua infanzia e giovinezza, ricordi della sua famiglia, documenti e scritti, ricordi delle sue attività, oggetti che gli appartennero durante il servizio militare, ricordi provenienti dalla sua prima sepoltura sul monte Colombara e dalla sua tomba nel Cimitero militare di Gallio.

 

Sopra la porta d’entrata si può ammirare del pittore estense Francesco Maria Bossi (1753-1824) la tela ovale con la figura di San Luigi Gonzaga, dipinta nel 1803 per la congregazione mariana fondata dall’arciprete Domenico Chiavellati a beneficio dei ragazzi di Este nella Chiesa dell’Annunciata.

Sulla parete di sinistra reliquiari e tre statue di santi provenienti dagli altri oratori di Este.